Psicomotricità per bambini

Negli ultimi anni tra i genitori si sente sempre più parlare di corsi di psicomotricità: nelle scuole dell’infanzia e primaria questa disciplina è arrivata sotto forma di progetto educativo speciale e nelle palestre come corso per i bambini 2-6 anni prima di intraprendere altre discipline sportive.

Non solo, i neuropsichiatri infantili la consigliano come terapia per bambini con disabilità o ritardi dello sviluppo e bambini con sindromi. 
Nata negli anni ’60 in Francia mentre nel Belpaese ha iniziato a diffondersi già dagli anni ‘80, la psicomotricità è una disciplina che aiuta i bambini a rendere più armonici il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi, attraverso il movimento e il gioco.

E’ rivolta principalmente ai bambini perché per loro il linguaggio corporeo è più importante rispetto a quello che dicono attraverso le parole.

Qual è l’effetto di portare in equilibrio corpo e mente? I bambini arrivano ad “avere più fiducia in sé e negli altri, maggiore capacità di concentrazione anche a scuola e riescono a comunicare con gli altri in sicurezza e tranquillità.

Bisogna fare distinzione tra  psicomotricità educativa e neuro-psicomotricità dell’età evolutiva.

 Psicomotricità educativa: adatta a tutti ma soprattutto ai bambini timidi, insicuri o con difficoltà di concentrazione.

"La psicomotricità educativa è una pratica che dà fiducia in sé e negli altri, aiuta a trovare i tempi di concentrazione e a comunicare in sicurezza e tranquillità, apportando miglioramenti anche a livello scolastico. Quindi si rivela particolarmente adatta a bambini molto timidi, insicuri o al contrario troppo vivaci e con difficoltà di concentrazione".

La neuro- psicomotricità: è una disciplina sanitaria dell’area riabilitativa.

La neuro- psicomotricità  viene prescritta ai bambini con disabilità, ritardi e disturbi di sviluppo, tra i quali autismo. Il terapista lavora in equipe in strutture pubbliche, private e/o ospedaliere. Si tratta di un lavoro complesso che comprende il coinvolgimento di tutta la famiglia. Per esempio quando si occupa di un bambino autistico, il lavoro del terapista consiste nel conoscerlo, nello scoprire i suoi punti di forza, nel trovare modi di comunicazione alternativi al linguaggio e poi spiegare ai genitori come 'funziona il bambino e come comunicare con lui . E’ una disciplina che aiuta quindi non solo il piccolo, ma tutta la famiglia a trovare un nuovo equilibrio.

I percorsi psicomotori vengono proposti in spazi appositamente attrezzati per l’esperienza sensomotoria e simbolica, con cuscinoni, materassi, materiali per travestimenti e caratterizzati anche da un’area dedicata all’espressione creativa, attrezzati per disegnare, fare costruzioni e manipolazioni, alla conclusione del percorso esperienziale diretto.

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