Attività Fisica Adattata (AFA)

Una consolidata evidenza scientifica indica che numerose condizioni di morbosità, disabilità e mortalità prematura possono essere prevenute attraverso comportamenti e stili di vita dove l’attività fisica viene riconosciuta come un fattore determinante, soprattutto per soggetti che presentano particolari problemi di salute.

Per Attività Fisica Adattata (AFA) intendiamo programmi di esercizio non sanitari, svolti in gruppo, appositamente disegnati per soggetti affetti da malattie croniche finalizzati anche alla modificazione dello stile di vita per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità.

E’ stato dimostrato infatti che in molte malattie croniche il processo disabilitante è aggravato dall’effetto additivo della sedentarietà che è causa di nuove menomazioni, limitazioni funzionali e ulteriore disabilità. In letteratura, una sufficiente quantità di dati, dimostra come questo circolo vizioso possa essere corretto attraverso l’utilizzo di adeguati programmi di attività fisica regolare e continuata nel tempo.

Le sindromi algiche da ipomobilità comprendono una serie di affezioni che interessano principalmente l’adulto e l’anziano, in gran parte riconducibili a patologia miofasciale e a forme minori di patologia osteoarticolare cronica, quali fibromialgia, artrosi, osteoporosi. I disturbi più frequentemente riscontrabili sono rachialgia (mal di schiena), dolori mioarticolari diffusi, alterato controllo della postura, dell’equilibrio e del cammino, che possono associarsi a facile faticabilità e a disturbi dell’umore. Hanno una patogenesi multifattoriale e includono tra i principali fattori di rischio anche aspetti connessi allo stile di vita, come, in particolare, la sedentarietà e sovraccarichi di tipo meccanico, il fumo, l’alimentazione.

Pertanto nell’approccio a queste condizioni croniche è fondamentale che il soggetto acquisisca consapevolezza che il procedimento terapeutico deve prolungarsi nel tempo anche attraverso un cambiamento dello stile di vita, con le difficoltà che il modificare abitudini spesso consolidate comporta.

A questo proposito si capisce come sia importante l’aspetto didattico inteso come educazione alla salute ed alla prevenzione: è relativamente facile far capire quali siano le cose che fanno bene e quelle che nuocciono alla salute, difficile è invece riuscire a far osservare le indicazioni indispensabili, soprattutto in relazione al fatto che queste vanno perseguite con costanza e per tutta la durata della vita.

Per sindromi croniche stabilizzate negli esiti si intendono molte condizioni in cui la sedentarietà è causata dagli esiti stabilizzati di una malattia (es. ictus cerebrale, morbo di Parkinson). In queste condizioni le menomazioni dovute alla patologia principale sono causa di sedentarietà che a sua volta è causa di nuove menomazioni con conseguente ulteriore perdita di funzione e disabilità.

Un presidio fondamentale della prevenzione secondaria e terziaria della disabilità è rappresentato da un’attività fisica regolare di tipo aerobico, finalizzata a combattere sedentarietà e disuso e a favorire l’integrazione sociale. In questa ottica i programmi AFA rappresentano vere e proprie strategie di intervento per la promozione della salute e non di contenimento/cura della malattia nell’ottica di quanto esplicitato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ICD-10 (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems) e nell’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health). E’ noto e dimostrato da numerosissime evidenze scientifiche, come l’attività fisica diminuisca significativamente con l’età durante l’adolescenza (“Stili di vita salutari: educazione, informazione e comunicazione in europa” Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force del Ministero della Salute in preparazione del Semestre di Presidenza italiana).

Anche lo studio condotto da Blair (National Health and Nutrition Examination Survey)10 nel 1996 ha dimostrato come in America, il 25% dei soggetti di età superiore ai 20 anni sia sedentario; in Italia le percentuali non sono dissimili. I sedentari sono maggiormente rappresentati in alcune categorie: donne, soggetti con basso livello sociale ed economico, disabili, soggetti affetti da patologie croniche e soprattutto anziani, nei quali l’attività fisica subisce una progressiva riduzione con l’età.

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