Con il termine TENS (abbreviazione di Transcutaneus Elettrical Nerve Stimulation) si intende un’elettrostimolazione con impulsi analgesici a basso voltaggio. Vengono in genere utilizzati impulsi difasici, sia per evitare fenomeni elettrochimici che la comparsa di assuefazione.
Si distinguono diverse tecniche di applicazione della TENS, connesse a diversi meccanismi d’azione.

L’effetto analgesico può essere infatti ricondotto:

– Ad una inibizione degli stimoli nocicettivi a livello spinale (“gate control theory”);
– All’attivazione di sistemi inibitori discendenti;
– Alla liberazione di sostanze oppioidi endogene;
– Ad un blocco degli impulsi nocicettivi;
Due sono le tecniche principali, la TENS convenzionale e la TENS tipo elettroagopuntura.

– La TENS convenzionale e caratterizzata da stimoli di breve durata, di lieve intensità e di frequenza relativamente alta.
Agisce stimolando le fibre di maggior calibro, innescando il fenomeno del cancello (“gate control theory”).

– La TENS tipo di elettroagopuntura è contraddistinta da impulsi di durata maggiore, di intensità più elevata e di frequenza più bassa.
Agisce principalmente tramite la liberazione di sostanze morfinosimili endogene.

Indicazioni:
– Dolore cronico;
– Lesioni traumatiche di un nervo periferico;
– Dolore cervicale e lombo-sacrale;
– Artrite reumatoide;
– Causalgia;
– Periartite scapolo-omerale;
– Nevralgia post-herpetica;
– Dolore dell’arto fantasma;
– Dolori da interessamento radicolare (cervicolombalgia, lombosciatalgia, crualgia).

Controindicazioni:
– Portatori di peace-maker;
– Gravidanza;
– Impiego nella regione cardiaca di pazienti cardiopatici.

La TENS non produce effetti elettrolitici per cui può essere usato in presenza di osteosintesi e di endoprotesi.
Negli ultimi anni la TENS è stata usata con successo nei programmi di riabilitazione dei disturbi dell’equilibrio (sindrome vertiginose).
La TENS può essere usata anche a scopo eccitomotorio a condizioni di utilizzarla solo su muscoli sani, normalmente innervati.

CORRENTI DIADINAMICHE DI BERNARD
Le correnti diadinamiche sono un gruppo di correnti iterative di bassa frequenza che possiedono tre effetti biologici:
1. un effetto di stimolazione sulla sensibilità, sull’attività muscolare, sul trofismo;
2. un effetto inibitorio sulla sensibilità e sulla contrazione muscolare con diminuzione delle contratture;
3. una reazione di assuefazione che porta all’annullamento dell’azione biologica, che compare molto rapidamente con correnti d’intensità e frequenza costanti.

In realtà le correnti diadinamiche vengono utilizzate prevalentemente a scopo antalgico (inibizione) per cui sono usate solo alcune forme di corrente:
– corrente di fase fissa;
– corrente di corto periodo;
– corrente di lungo periodo.
Nonostante la loro diffusione, tali correnti presentano ancora non pochi interrogativi sul meccanismo di azione.
Attualmente quello più accreditato è una diminuzione della conducibilità nervosa dovuta ad una iperpolarizzazione in corrispondenza dell’anodo (polo positivo).

Indicazioni:
– Cervicalgia e cervicobracalgia;
– Periartite scapolo-omerale;
– Epicondilite;
– Lombalgia e lombosciatalgia;
– Gonalgia;
– Postumi traumatici articolari.

Controindicazioni:
– Pace-maker;
– Gravidanza;
– Tumori;
– Presenza di corpi metallici endotissutali nel campo elettrico.

CORRENTI INTERFERENZIALI
Le correnti interferenziali sono correnti alternate di media frequenza che interagiscono nel punto in cui si incrociano; si ottengono utilizzando due generatori di corrente alternata di media frequenza, collegati a due coppie di elettrodi disposte ortogonalmente, in modo che le linee di forza dei due campi elettrici si sovrappongano nella zona desiderata. Poiché le due correnti hanno frequenze diverse si ha che in certi momenti le due semionde positive e negative si addizionano, dando origine ad una semionda di maggior ampiezza, mentre in altri momenti si annullano.
Si viene così a creare una nuova corrente alternata la cui frequenza è legata allo sfasamento delle due applicate.
Tale nuova corrente è una corrente di bassa frequenza
endogena.
Il motivo per cui si ricerca il formarsi di una corrente di bassa frequenza anziché applicarla dall’esterno, come sembrerebbe più semplice, è facilmente intuibile ricordando le diverse proprietà bioelettriche delle correnti di bassa e media frequenza. Infatti le correnti di media frequenza incontrano una minore resistenza in quanto l’impedenza cutanea diminuisce con l’aumentare della frequenza.
Possono quindi penetrare più facilmente senza cedere energia a livello cutaneo e senza provocare sensazioni fastidiose.

Effetti elettrofisiologici
L’effetto elettrofisiologico varia con la frequenza impiegata anche se non vi è un’azione nettamente differenziata, in quanto a seconda del tipo di corrente, in ogni trattamento si ritrovano contemporaneamente, in grado minore o maggiore, sia l’effetto eccitomotorio che quello antalgico. In linea generale le frequenze di 50-100 Hz hanno prevalentemente un effetto antalgico, mentre le frequenze inferiori a 50 Hz hanno un effetto eccitomotorio che diventa sempre più
intenso al di sotto di 25 Hz.
Le correnti interferenziali di media frequenza sono in grado quindi di penetrare in profondità dove presentano un’intensità superiore rispetto a quella esistente a livello della cute. Nessuna delle due correnti, di per sè, presenta un’intensità tale da eccitare le fibre nervose e non venendo raggiunta la soglia di sensibilità risultano impercettibili dal paziente. L’intensità subliminare in superficie, la diminuzione dell’impedenza cutanea, l’assenza degli effetti elettrolitici concorrono a rendere tali correnti meglio tollerate rispetto ad altre.
L’azione eccitomotoria, data la durata assai breve degli impulsi, si verifica soltanto nei muscoli normalmente innervati per cui tali correnti trovano impiego in traumatologia allo scopo di mantenere il trofismo muscolare e di ridurre l’osteoporosi.

Indicazioni:
– Dolore cronico;
– Dolore cervicale e lombo sacrale;
– Causalgia;
– Periartrite scapolo-omerale.

Controindicazioni:
– Gravidanza;
– Pace-maker;
– Forme emorragiche o possibilità di emmorragia;
– Tumori;
– Processi infiammatori acuti.

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